FANO – Più di Londra, dove costa circa 1 euro e 12 centesimi. Più di piazza San Marco, a Venezia, dove tranne che ai tavolini dello storico Florian (ma con accompagnamento musicale dal vivo), il prezzo raramente supera l’euro. Alla Buvette di Montecitorio la tazzina di caffè, per dire, è stata aumentata, sì, ma a 80 centesimi. E per Roma, in generale, varia da 90 centesimi a un euro.
A Fano no: un espresso, in un noto bar (non del centro storico e non della zona mare), è stato pagato 1.50 tondo tondo. Roba da far stizzire pure Briatore. Perché in tempi di crisi, non è tanto per aver lasciato sul bancone l’equivalente di circa tre vecchie carte da mille lire (pensate: 3 mila lire), ma è per il principio. E fortuna che non abbiamo chiesto una Moretta. Ma perché una tazzina di caffè, semplice, senza ornamenti o correzioni, musica di contorno e cioccolatini d’accompagnamento, dovrebbe costare 1.50 euro?
Se è vero che il caffè è uno dei prodotti più tassati al passaggio in dogana (quasi al pari del petrolio e materie auree), è altrettanto vero che c’è un limite a tutto. Ma quanto costa, in realtà, produrre il caffè a un bar? E’ bene sapere che al gestore di un bar un chilo di caffè costa circa 15 euro, per una tazzina di caffè occorrono circa 6 gr di caffè macinato. Da ciò si deduce che si producono 166 tazzine per un costo di circa 0,09 centesimi ognuna. Questo è quanto dovrebbe costare un caffè al bar. Anche aggiungendo i costi fissi dello zucchero, l’usura della macchina per il caffè, la manodopera del barista ce ne vuole ad arrivare a 1.50 euro.