di Redazione
29 febbraio 2012
PESARO – Cresce il fenomeno della contraffazione anche in provincia di Pesaro e Urbino. Lo afferma la CNA che indica come il settore dell’abbigliamento, del tessile e della pelletteria, già duramente provato dalla crisi e dalla concorrenza dei Paesi asiatici, sia ora sotto attacco anche nel nostro territorio. Si moltiplicano infatti casi di produzione di capi di noti brand taroccati o di intere linee di prodotti copiati. La denuncia arriva da CNA FederModa, l’associazione che riunisce le imprese del tessile e dell’abbigliamento della provincia.
“L’Unione delle imprese della moda – dice il responsabile della categoria, Moreno Bordoni – denuncia questo fenomeno che coinvolge anche il nostro territorio ed in particolare la jeans valley. Non è difficile ipotizzare che anche da noi ci siano lavoratori stranieri che operano in scantinati, garage o capannoni e che producono merce in nero facendo concorrenza sleale alle nostre imprese. Ma in questi ultimi tempi, sulla base delle segnalazioni di nostri associati, assistiamo anche ad un altro odiosissimo fenomeno. Ci sono ditte italianissime, anche di fuori provincia e regione, che stanno “clonando” intere linee di prodotti di aziende del territorio. Capi che solo all’aspetto sembrano identici ma che non rispettano la qualità delle lavorazioni e dei tessuti e che però vengono proposte a prezzi nettamente inferiori. La contraffazione, come noto, produce enormi danni al sistema economico. “Il falso non danneggia solo i prodotti copiati – spiega il presidente provinciale di CNA-FederModa, Michele Ferrato – ma anche i “non-marchiati” a causa dell’ingenerarsi di una concorrenza economica scorretta e culturalmente malsana. Danneggia inoltre quel sistema fatto da imprese contoterziste (molte nella nostra provincia), che operano in maniera trasparente e rispettosa delle regole”. “Inoltre – continuano Bordoni e Ferrato – quando si parla di merci contraffatte il pensiero inevitabilmente va a prodotti che recano marchi riproduzioni di marchi d’impresa registrati o a prodotti che sono copie perfette di quelli coperti da brevetti o copyright”. Esiste però un’altra contraffazione che è quella del marchio di origine o dell’indicazione geografica di provenienza delle merci. Per Bordoni si tratta di un “danno grandissimo quello derivante alle nostre imprese dalla indebita, o falsa, indicazione Made in Italy; specie nelle esportazioni, poiché alle lavorazioni italiane viene riconosciuto dai mercati un valore aggiunto”. “Il falso non danneggia solo i prodotti copiati, genera una concorrenza scorretta, che colpisce anche le imprese contoterziste. Grandissimo, poi, il danno della falsa indicazione ‘Made in Italy’. La sensibilizzazione deve partire dai giovani e dalle scuole”.
Per Cna Federmoda, questa problematica deve essere affrontata e combattuta, senza se e senza ma, dalle Istituzioni, sistema delle rappresentanze e cittadini. E’ necessaria quindi, da parte delle istituzioni di una forte e continua azione di sensibilizzazione sul consumatore. Occorre un’azione decisa, partendo specialmente dai giovani, perché si perda nel consumatore la percezione diffusa secondo cui la contraffazione è da un lato un problema limitato alle griffe più famose e all’industria dell’audiovisivo, e dall’altro una forma di sostentamento di immigrati e disoccupati. È necessario far comprendere che la contraffazione è in realtà un fenomeno criminale al pari di altri; un fenomeno molto ampio, complesso e gestito in modo imprenditoriale da gruppi criminali organizzati in grado di muoversi abilmente sia nel mercato illegale sia nell’economia legale e capaci di gestire un universo di persone, e tra queste anche bambini, impiegate in un lavoro totalmente al di fuori delle regole, che spesso è più vicino a forme di schiavitù che di sfruttamento dei lavoratori. “È necessario – concludono Bordoni e Ferrato – far comprendere che le produzioni contraffatte mettono a serio rischio la salute del consumatore perché spesso prodotte al di fuori del rispetto di ogni regola, contengono sostanze nocive per l’uomo. Merci che non rispettano nel loro ciclo produttivo le norme di tutela per l’ambiente. È necessario far comprendere che non sono secondarie le implicazioni determinate dalla stretta correlazione tra il fenomeno della contraffazione e le attività del crimine organizzato; infatti la casistica internazionale conferma il legame tra la contraffazione e il riciclaggio di denaro sporco”.
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