PESARO – Si è parlato molto di arbitri durante la tradizionale conferenza stampa di coach Luca Dalmonte che incontra i giornalisti per parlare del prossimo impegno della Scavolini Siviglia.
Di arbitri perché – è inutile spiegarlo – sono al centro di mille polemiche dopo le prestazioni poco convincenti nelle semifinali di Coppa Italia.
Ora, è vero che senza arbitri non si può giocare – teniamolo bene in mente – ed è giusto concedere loro il diritto di sbagliare, se è vero che poi si inneggia al giocatore che fa 0/5 dalla lunetta ma realizza il tiro decisivo.
Quel che agli arbitri si chiede è equità di giudizio. Nel senso che la stessa azione fallosa tale deve essere giudicata che giochi – facciamo un nome a caso? – Siena o Pesaro, Teramo o Milano, Fossombrone o Urbania. Ora che esista la sudditanza psicologica non è una novità, ma che lo stesso intervento una volta sia fallo (ai danni del pesce piccolo) e un altro resti impunito (se il presunto colpevole è il pesce grosso), è quel che fa indignare la gente. Ora, se uno è di parte e vede solo falli avversari, la soluzione diventa una chimera, ma quando – come abbiamo documentato pubblicando una lettera di un tifoso torinese (leggi qua) – a lagnarsi sono gli spettatori neutrali, si rischia di perdere ulteriore credibilità.
Il compito dei fischietti è difficile, difficilissimo e – come Luca Dalmonte – siamo convinti che gli arbitri italiani sono i migliori d’Europa. Ora è arbitro chi agisce senza condizionamenti. Nel basket è sempre così? E’ troppo se chiediamo agli arbitri di evitare scelte che possono indurre a pensare male? A pensare male si fa peccato, ma ogni tanto ci si prende, diceva Giulio Andreotti, che di peccati se ne intende.
Luciano Murgia