di Redazione
8 febbraio 2012
URBINO – Tre sale operatorie chiuse per infiltrazioni d’acqua, per precauzione, a Urbino. A Canavaccio e a Montesoffio si segnalavano fino a ieri almeno ancora otto famiglie isolate. E le molte aziende che hanno accolto la neve come la manna dal cielo? Dove le mettiamo? Si moltiplicano i casi di operai e personale vario costretto a rimanere a casa, in cassa integrazione, perché “con questa neve non si può lavorare”. Non un giorno, non due: tutta la settimana. Anche a due passi da Pesaro città, dove la neve da giorni non c’è più. Ancora: il crollo parziale della veranda del ristorante «Nuovo Sole» e i tanti tetti dei capannoni a rischio. Via Saffi interdetta al pubblico per pericolo caduta neve dai tetti: all’Università, comunque, ricordiamo che è sospesa ogni attività didattica presso le sedi dell’Ateneo (Urbino, Pesaro, Fano) fino al giorno 11 febbraio 2012. Ad Auditore una famiglia marocchina, con un figlio di 12 anni, sono stati trasportati all’ospedale di Fano: stavano cucinando della carne alla brace, al chiuso, e le esalazioni di monossido hanno rischiato di provocare dei danni permanenti. Su Fb è nato pure un gruppo dove si raccolgono racconti e fotografi, salvataggi e criticità: storie di vita vissuta che testimoniano il reale disagio, il reale pericolo, vissuto e che in alcuni casi sta ancora vivendo chi vive nella nostra provincia. Perché la cronaca di questi giorni è un grande cumulo di storie. Passando ovviamente per quella dell’esercito, accolto prima come salvatore della Patria e poi finito sulla graticola per la faccenda dei 700 euro che i Comuni avrebbero dovuto pagare. Anche i 37 euro al giorno (50 lordi) agli spalatori in cassa o in mobilità sono lo specchio dei nostri tempi: per certi versi sembra di essere tornati al dopo guerra, con la gente affamata e in cerca di soldi per campare. Pochi, sporchi e subito: 37 euro sono sempre 37 euro. Domanda: ma la richiesta non si poteva estendere anche ai semplici disoccupati?
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