Economia Pesaro e Urbino, 10 anni catastrofici

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30 dicembre 2011

Nuovi dati congiunturali relativi al decennio descrivono una profonda trasformazione nel tessuto delle imprese. Naufragano manifattura, costruzioni e trasporti. Aumentano servizi e ristorazione

Economia in provincia di Pesaro e Urbino, dopo gli ultimi dieci anni niente sarà più come prima

 

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PESARO – Che il quadro economico generale in provincia di Pesaro e Urbino sia critico è ormai una realtà. L’analisi dei dati congiunturali di fine anno che cominciano ad affluire in queste ore rivela una situazione pesante in più settori: mobile, nautica, costruzioni, autotrasporto e la manifattura in genere. Leggermente meglio la meccanica con un leggerissimo recupero del tessile ed i servizi. Il 2010 ed il 2011 si sono rivelati due anni pesantissimi per il sistema della piccola e media impresa provinciale con centinaia di aziende costrette a chiudere i battenti.

Ma la fine del 2011 è anche l’occasione per tracciare un bilancio sull’ultimo decennio che denota una radicale trasformazione del tessuto imprenditoriale della provincia di Pesaro e Urbino. “Si tratta di mutazioni storiche – dice il presidente provinciale e vicepresidente nazionale della CNA, Giorgio Aguzzi – che indicano come ormai la provincia di Pesaro e Urbino non sia più la stessa; prospera, ricca piena di imprese manifatturiere. E questo sta provocando e provocherà profonde trasformazioni sociali oltre che economiche”. Secondo l’analisi elaborata dal Centro Studi Sistema della CNA sui dati di Movimprese, nella provincia, tra il 2000 e il 2010, le imprese artigiane complessive calano del 5% mentre a livello regionale il loro numero cresce del 4,2%. Nella provincia di Pesaro e Urbino cala l’artigianato manifatturiero che perde in 10 anni più di 1.000 imprese (il 22% in meno). A livello regionale la perdita delle imprese artigiane manifatturiere si limita a 3.131 imprese (-22,7%). Dunque, la diminuzione delle imprese artigiane manifatturiere della provincia di PU rappresenta da sola un terzo del totale delle perdite regionali in tale tipo di attività. Anche le imprese artigiane del terziario si riducono di numero nel pesarese (-6,7%), in controtendenza con ciò che avviene a livello regionale (+3,1%).

“La perdita secca del manifatturiero è pesantissima – commenta il segretario provinciale della CNA, Camilla Fabbri – vista anche l’evoluzione della composizione (per numero imprese attive), per macrosettore tra il 2000 e il 2010 e mostra per l’artigianato della provincia una decisa tendenza al ridimensionamento del manifatturiero, analoga a quanto avviene a livello regionale. In questi dieci anni c’è stata anche una più decisa tendenza alla crescita delle imprese nelle costruzioni e una diminuzione del peso relativo del terziario, il cui ruolo, peraltro, si allinea perfettamente a quello regionale, suggerendo che l’evoluzione del tessuto artigiano pesarese nel decennio l’ha portato a perdere la maggiore connotazione terziaria che presentava all’inizio del decennio”.

Ma alla domanda se sia in atto un processo di terziarizzazione nell’artigianato della provincia in rapporto alla struttura dell’artigianato regionale, si può dunque rispondere negativamente.

Una analisi dettagliata delle dinamiche più recenti (i primi nove mesi del 2011) per settore indica che nella provincia pesarese l’artigianato perde imprese attive nel manifatturiero (-45 unità), nelle costruzioni (-24), nei trasporti (-25). Crescono, invece, le imprese del settore ristorazione (+26)  e noleggio; agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+18).  In dettaglio, si vede che nell’artigianato dei servizi la crescita nei settori: attività dei servizi di ristorazione (+26 imprese attive), Servizi di informazione e comunicazione (+8), Attività immobiliari (+3), Attività di servizi per edifici e paesaggio (+19);  altre attività di servizi per la persona (+15), ecc. più che compensa la diminuzione delle imprese attive negli autotrasporti artigiani (-17) e in altre attività: così, nei primi nove mesi del 2011 il numero delle imprese attive è in crescita per il terziario artigiano pesarese e assomma a +45 imprese pari a +1,1% , in controtendenza con la dinamica delle imprese manifatturiere (-45 imprese attive) e delle costruzioni (-24 imprese).

“A questo punto è chiaro – concludono Aguzzi e la Fabbri – che nulla sarà più come prima. In dieci anni abbiamo perso molto di quello che si era costruito nei vent’anni precedenti. L’apertura di nuove attività (nella ristorazione, nei servizi, nell’informatica) è di per sé un segnale positivo che non compensa però in termini occupazionali ed economici la chiusura di molte imprese della manifattura e delle costruzioni. D’ora in poi occorrerà ragionare in termini seri su quali prospettive dare al nostro sistema imprenditoriale. In questo momento le uniche alternative sono la specializzazione, la qualità, la flessibilità produttiva, l’internazionalizzazione e la disponibilità delle imprese a mettersi in rete. In questo la CNA cercherà di stare al fianco delle imprese e di aiutarle in questa fase di grande difficoltà”.

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