di Redazione
25 ottobre 2011
di Roberto Rossini e Angela D’Alessandro*
FANO – Sappiamo bene che Fano negli ultimi decenni ha investito molto sui servizi educativi per costruire una scuola di qualità, nella consapevolezza che l’investimento fatto per il futuro e per chi lo rappresenta fosse una scelta sicuramente vincente. A Fano abbiamo 24 scuole dell’infanzia di cui 8 comunali, 12 statali e 4 private e 11 asili nido.
Questo sforzo ha permesso di costruire una positiva situazione sia dal punto di vista della soddisfazione delle domande e quindi del numero di bambini e di conseguenza delle famiglie che possono usufruire dei servizi, sia per la qualità del servizio stesso. Ciò vale sia per la scuola dell’infanzia sia per i servizi alla prima infanzia (nidi, centri gioco).
A sostegno della “qualità” possiamo dire che il Comune di Fano fino a questo momento ha fatto tutti gli sforzi possibili affinché potesse mantenersi su livelli alti tenendo conto ovviamente di vari fattori tra cui fondamentali sono l’organizzazione dei servizi, l’orario di apertura, il rapporto numerico tra educatore e bambini, il personale (diritti-doveri e soddisfazione professionale).
Come si può bene immaginare tutti questi elementi sono collegati fra loro in un equilibrio molto fragile. Il rapporto educatore-bambino è il primo punto da cui dipendono tutti gli altri. La norma sulla scuola dell’infanzia prevede un rapporto numerico di un insegnante ogni 25 bambini all’interno della sezione. L’organizzazione attuale nelle scuole comunali ha fatto sì che sia stato possibile aumentare la compresenza del personale e favorire così un rapporto numerico nelle ore centrali di maggiore attività educativa, di un insegnante ogni 12,5 bambini.
Nei servizi alla prima infanzia il rapporto richiesto dalla Legge regionale è di un educatore ogni 7 bambini. Rapporto rispettato nelle nostre strutture (ad esclusione dei lattanti per i quali l’organizzazione dei nidi fanesi – visto l’impegno richiesto da bambini così piccoli – abbassa il rapporto a un educatore ogni 5 bambini). Anche qui i rapporti sopra indicati si hanno solo quando sono presenti entrambe le educatrici e cioè circa dalle ore 10 alle 13.30. In tutti gli altri orari il rapporto aumenta.
In questo quadro quasi perfetto si inserisce un problema non da poco, il cosiddetto “elemento umano” che essendo tale risente di tutte le problematiche degli altri lavoratori per quanto riguarda eventuali assenze dal lavoro. Assenze sicuramente giustificatissime ma che pongono gravi problemi al servizio.
Fino allo scorso anno scolastico si faceva fronte a tale problema con il ricorso alla sostituzione che veniva garantita da personale assunto a tempo determinato. Non risolveva completamente tutti i problemi, perché la sostituzione copriva solo 3 ore a fronte delle 6 ore di assenza dell’educatrice titolare, ma era già qualcosa.
Oggi la situazione è peggiorata, soprattutto nei servizi alla prima infanzia dove per effetto di norme combinate con pareri di vari organi istituzionali (Corte dei Conti in primis) non è più possibile procedere ad assunzioni a nessun titolo, neanche a tempo determinato.
Cosa succederà se una educatrice si ammala? L’educatrice ha diritto come tutti i dipendenti di usufruire di alcune leggi, come la legge 104 che permette a chi ha un familiare invalido di prestargli assistenza per 3 giorni al mese assentandosi legittimamente dal lavoro. In che condizioni viene posta la dipendente che ha necessità di usufruire di tali diritti quando sa di lasciare la collega con un numero di bambini troppo elevato?
Di fronte a questa eventualità ci chiediamo come agirà il Comune nel caso in cui per assenza di un educatore non venga più garantito il rapporto richiesto dalla legge? All’ottavo bambino che si presenta l’educatrice rimasta sola dovrà chiudere il portone dell’asilo?
A tutto questo si aggiunge il problema delle classi in cui è presente un bambino svantaggiato. In queste classi il nostro Comune prevedeva un educatore in appoggio alla classe per collaborare all’integrazione tra bambini con diversi gradi di comprensione e di capacità di relazione. Questo servizio veniva garantito tramite una convenzione con una cooperativa alla quale si aggiungevano tre maestre comunali che avevano scelto di offrire questo prezioso servizio. Quest’anno per necessità di coprire posti vacanti le tre maestre comunali sono state inserite nelle classi e, nonostante un aumento di bambini bisognosi di appoggio, non si è ampliata la convenzione con la cooperativa diminuendo così in maniera considerevole un servizio indispensabile sia per i piccoli svantaggiati che per le loro classi.
Per chiarire questi problemi abbiamo già da diverse settimane chiesto un incontro al Comune. A questa richiesta è seguito un sollecito ma dal Comune non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Restiamo ancora in attesa che l’amministrazione ci convochi al più presto.
*Segreteria provinciale Funzione Pubblica Cgil
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