24 ottobre 2011
Ieri sera ho rivisto Schindler’s list, il film capolavoro di Spielberg ambientato durante gli anni della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio tedeschi.
L’ultima volta che avevo avuto il piacere di guardarlo era stata durante le medie, più di dieci anni fa, e sinceramente me ne rammarico.
Sì, perché questo genere di film va visto, rivisto e ancora rivisto.
Oskar Schindler era un industriale tedesco, che andava in giro con la spilletta del partito nazista sempre appuntata sulla giacca, e che nutriva conoscenze tra gli alti ufficiali delle SS. Un uomo apparentemente rude, dedito solo agli affari, ma in realtà con un cuore grande così.
Se ne ha la dimostrazione nella scena finale, quando l’imprenditore, finita la guerra e avviato alla fuga, scoppia in lacrime, accerchiato dai suoi dipendenti.
“Avrei potuto vendere la macchina. Avrei salvato altre dieci persone. E anche questa spilla d’oro (quella del partito nazista, ndr): due persone, perlomeno una di certo”.
E’ vero, forse avrebbe potuto fare di meglio. Ma le sue fabbriche, comunque sia, sono state dei veri e propri “ricoveri” (definizione data da alcuni deportati), e grazie ad esse più di mille persone hanno avuto salva la vita.
Insomma, come molti di voi converranno, credo non ci siano parole per definire la bellezza di questo lungometraggio (non per niente ha vinto sette premi Oscar). E’ un film stupendo, che è stato capace anche di commuovermi.
So che il 99% di voi lo ha già visto, ma se ne avete occasione, guardatelo di nuovo.
Per non dimenticare
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