19 ottobre 2011
ROMA – Rieccomi qua. Era da parecchio tempo che non scrivevo qualcosa, ma in questi giorni sono stato molto impegnato.
Mi sono laureato a pieni voti, ho provato il dottorato (purtroppo non è andata bene) e ho abbandonato una città fantastica come Urbino.
Adesso mi trovo a Roma e sto iniziando a cercare lavoro. Quindi, fatemi un grosso in bocca al lupo!
Detto questo, voglio raccontarvi una chicca.
A Urbino, più volte mi è successo che i vari ottici presso cui mi servivo, al momento dell’acquisto delle lenti a contatto, mi chiedessero: “Ha il codice fiscale? Così scarica lo scontrino come spesa medica”.
E’ una cosa fastidiosa, che fa il paio con la forte evasione presente in Italia.
Ho sempre risposto di no.
Non so come etichettare tale spesa, ma so bene che se mi mettessi gli occhiali non avrei bisogno di comprare le lenti. E poi, quando penso a una spesa medica penso ai malati, quelli veri, che arrivano a stento alla fine del mese, ai quali quel 20% detraibile può tornare davvero utile. E non a un viziato come me, che non ha mai amato, fin dalle elementari, portare gli occhiali.
Ma ciò che mi è successo qualche giorno fa, sempre nella città di Raffaello, ha dell’incredibile.
Mi reco in farmacia per comprare i profilattici (12 euro e spiccioli il costo). Vado alla cassa e la farmacista, giovanissima e con lo sguardo basso, mi dice con forte sicumera: “Mi dia pure la tessera sanitaria, così può scaricarli”.
Non era una domanda , ma un’affermazione!
Allucinante.
Ovviamente, ridendo un po’, ho declinato “l’invito”. Non mi sento di fare una cosa del genere con le lenti a contatto, figuriamoci con i preservativi!
Mah… roba da matti!
Succede in Italia, il paese del sole.
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