di Redazione
27 maggio 2018
PESARO – “Ora il Pd deve costruire l’alternativa riformista e di popolo. Non dividere, ma allargare. Qualsiasi divisione sarebbe deleteria. Sono contro il partito alla Macron, ma in Europa i riformisti devono provare a dialogare. Ampliamo le energie. Nelle città? Centrosinistra e tanto civismo: a Pesaro ci ripresenteremo così. E’ uno schema che può essere utile anche a livello nazionale”. Così Matteo Ricci, presentando ai Musei Civici il suo libro “Primo, cittadino”, edito da Baldini+Castoldi con prefazione del politologo Ilvo Diamanti.
Un appuntamento moderato dal giornalista Ettore Maria Colombo, con la presenza di Antonio Bassolino. L’ex sindaco di Napoli compare tra i “primi cittadini” degli ultimi 25 anni tratteggiati all’interno del volume, nel dialogo con Ricci. Insieme a Gabriele Albertini, Francesco Rutelli, Giuseppe Covre, Antonio Decaro, Luigi De Magistris, Adriana Poli Bortone, Leoluca Orlando, Federico Pizzarotti, Andrea Romizi e Marta Vincenzi. L’elezione diretta dei sindaci “ha cambiato il rapporto tra politica e cittadini. Facendo contare molto di più le persone. Proprio il confronto elettorale tra Bassolino e Mussolini, a Napoli, nel’93, ha scandito l’inizio della nuova stagione”, ha rilevato Ricci. Puntualizzando: “Oggi si affaccia la terza Repubblica, ma i sindaci restano spesso l’esempio migliore di buona politica. Legittimati dall’unico sistema elettorale che garantisce rappresentanza e governabilità”.
Secondo il sindaco di Pesaro, per interpretare il ruolo “servono coraggio, decisione, visione. Un primo cittadino deve stare in mezzo alla gente, sentire respirare la città”. Così fare il sindaco, “il sogno di un bambino”, resta “l’esperienza più bella”, nonostante i problemi quotidiani. Perché “il senso vero della politica è cambiare le cose. E questo è il ruolo più concreto per incidere nella comunità. In modo verificabile: la distanza tra realtà e realtà percepita si accorcia”.
Se “nelle città si sperimenta realmente il riformismo”, i sindaci possono essere “la risposta popolare nell’era dei populisti. E dare un contributo anche al Paese”.
Ancora: “La gavetta, prima o poi, tornerà di moda. L’idea che tutti possano fare tutto non sta in piedi. Chi ha vinto le elezioni oggi è alla prova del fare. Non basta più, adesso, dare la colpa agli altri. O trovare gli alibi per quello che magari non si riuscirà a realizzare. Come hanno iniziato a fare con l’Europa, Mattarella e via dicendo”.
Ha commentato Bassolino: “Con i sindaci è nata la personalizzazione della politica. Un contributo lo ha dato anche la mia campagna elettorale del ’93, a Napoli. Pesaro? Era già bene amministrata, negli ultimi anni è cresciuta ancora e si è evoluta”.
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