12 agosto 2017
Quasi 10 minuti d’applausi, magari anche artificiali perché allungati dalla passerella finale, con tanto di musica, dei protagonisti, comunque la conferma che anche la seconda opera in programma nel 38° Rof – La pietra del paragone rivisitata da Pier Luigi Pizzi – ha conquistato i favori del pubblico.
Peccato, una volta di più, per gli assenti, che anche stasera hanno avuto torto. Per la cronaca, meno spettatori del giorno prima, quando già Le siège de Corinthe aveva fatto registrare troppi posti vuoti (rileggi qua).
Grande presenza di giapponesi
In compenso, straordinaria presenza di giapponesi, uomini e donne, molti dei quali giovani. Non solo le facce viste abitualmente al Rof, assai frequentato dal pubblico del Sol Levante. Probabile effetto Wakizono, protagonista principale.
Alberto Zedda, al quale è dedicata l’edizione 2017 del Festival, sarebbe stato orgoglioso. Nel cartellone de La pietra del paragone ben cinque suoi ex allievi nell’Accademia Rossiniana, una sua invenzione che ha regalato al Rof e al Belcanto tante nuove voci, quasi tutte molto interessanti.
Aurora Faggioli, mezzosoprano di Bolzano, è la Baronessa Aspasia (ha partecipato all’edizione 2016)
Davide Luciano, baritono campano, è Macrobio (2012)
Maxim Mironov, tenore russo, è il Cavalier Giocondo (2001)
Marina Monzó, soprano spagnolo, è Donna Fulvia (2016)
Aya Wakizono, mezzosoprano giapponese, è la Marchesa Clarice (2014).
Con gli ex allievi dell’Accademia Rossiniana, anche lo straripante basso-baritono lombardo Paolo Bordogna, ma pesarese d’adozione (Pacuvio), un mattatore, uno splendido animale da palcoscenico che ha preso il posto lasciato da Bruno Praticò. Poi Gianluca Margheri, il basso-baritono fiorentino (Conte Asdrubale) e il baritono veneziano William Corrò (Fabrizio).
L’emozione di Aya Wakizono: “Essere protagonista a Pesaro era il mio sogno da sempre”
A poche ore dal debutto, ricordando che www.pu24.it, a firma di chi scrive, fu il primo organo d’informazione a occuparsi di lei, intervistandola dopo l’Accademia Rossiniana (rileggi l’articolo dell’agosto 2014 qua), Aya Wakizono ha rilasciato questo pensiero:
“Essere protagonista al Rof è stato il mio grande sogno da sempre. Ora che questo sogno si sta avverando, sono emozionatissima, ma soprattutto grata a chi mi ha concesso questa occasione. La pietra del paragone è una produzione felice che ha un cast impeccabile e brillante, una regia strepitosa firmata da un grande maestro, un direttore elegante e bravissimo e un coro meraviglioso. Stasera canterò con grande gioia. Non vedo l’ora di essere Clarice e di condividere le emozioni con il pubblico”.
Altro che notti delle stelle cadenti, questi giorni d’agosto sono le notti delle stelle sfavillanti. Non potrebbe essere altrimenti, se a guidare da dietro le quinte è Pier Luigi Pizzi, “Il regista” del Rof che ha proposto una scena che sembra un perfetto spot pubblicitario per gli arredamenti. Perfetta sintonia per Pesaro, città del Mobile ma anche della Musica. Bellissimi i costumi, con continui cambi in corso d’opera.
Pizzi ha ideato gag – in particolare i tuffi, voluti o provocati, nella piscina – che sono piaciuti al pubblico, subito caloroso con tutti, a incominciare dal protagonista sul podio, il milanese Daniele Rustioni che ha guidato con frizzante energia e grande impegno atletico l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Un’orchestra che in passato abbiamo ammirato alla Sagra malatestiana di Rimini, ipotizzando che la predilezione per le musica sinfonica potesse essere un handicap nel debutto al Festival pesarese. Le prime due opere, ieri Le siège de Corinthe, stasera La pietra del paragone, hanno smentito la nostra ipotesi. L’Orchestra della Rai sembra, anzi è entrata con lo spirito giusto nella “casa di Rossini”, dimostrando di essere già “popolo del Rof”. Insomma, suona divertendo e divertendosi, ma con il massimo rigore.
Molto applaudito Maxim Mironov
Una bella conferma anche per la parte maschile del Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, in una perfetta sinergia tra le Marche. Complimenti.
La pietra del paragone non passerà alla storia come una delle composizioni più belle di Rossini, ma nel secondo atto, tra recitativi, arie, terzetti e quintetti, ha pagine molto belle. In particolare, gli spettatori dell’Adriatic Arena hanno riservato una vera ovazione al Recitativo e Aria Giocondo, con Mironov applauditissimo anche alla fine. Stasera, però, sarebbe ingiusto fare classifiche. Bravi tutti. E buone repliche.
E se, molto banalmente, le proposte del ROF di quest’anno (a 180€ a biglietto!) non incontrassero l’interesse del pubblico? “Chi è assente ha sempre torto” è una massima che non funziona, quando le assenze sono pari alle presenze o, magari, le superano.