Ricciatti (Sel) presenta una mozione per sbloccare crowdfunding e capitale umano. “Perché regolamentare blocca l’innovazione”

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17 dicembre 2014

Lara Ricciatti davanti alla Camera dei deputati

Lara Ricciatti davanti alla Camera dei deputati

FANO – “In un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando e con la conseguente urgenza di sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria, il crowdfunding rappresenta uno strumento fondamentale, in grado di ridurre la dipendenza delle nuove imprese dai canali di finanziamento tradizionali e capace di generare nuova ricchezza”.

Ad affermarlo l’onorevole Lara Ricciatti di Sel che ha presentato, oggi, una mozione al Governo volta a “sbloccare” lo stallo su crowdfunding e capitale umano, attraverso la modifica della normativa di riferimento.

Il crowdfunding è il finanziamento collettivo di iniziative e progetti imprenditoriali o sociali attuato mediante la raccolta di investimenti individuali (spesso di modesta entità), effettuata tramite il web presso una platea indeterminata e indefinita di soggetti che intendono cooperare alla realizzazione del progetto per spirito imprenditoriale, semplice apprezzamento o attitudine solidaristica.

Si tratta di uno degli strumenti più efficaci per creare nuove imprese, come l’esperienza degli Stati Uniti ed alcuni Paesi europei come Gran Bretagna e Germania insegnano. A caratterizzare questo sistema di finanziamento “dal basso” c’è il fatto che i principali investitori sono “non professionali”, normali cittadini che credono nel progetto e che lo finanziano acquisendo una sorta di partecipazione nell’impresa (ma esistono diversi modelli di crowdfunding, con partecipazioni più sfumate) e che tali “investimenti” avvengano mediante piattaforme sul web, che consentono una modalità più agile di reperimento di risorse, soprattutto rispetto ai canali tradizionali come gli istituti di credito.

L’Italia, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, si è dotata di un pacchetto di norme per disciplinare specificamente questo fenomeno, introducendo la figura della “start-up innovativa”  (Regolamento Consob, emanato con Delibera n. 18592 del 13 luglio 2013 di attuazione degli artt. 50-quinquies e 100-ter del Testo Unico della Finanza D.Lgs n. 58/1998 “TUF”).

Il problema è la normativa prevede delle procedure particolarmente farraginose che, in pratica, vincolano i soldi che si possono investire (solo 500 euro per persone fisiche) e costringono a passare per un investitore professionale, ovvero le banche, che possono decidere che l’investimento sia rischioso e bloccarlo.

“Il risultato è che, mentre in America le start up riescono a raccogliere quote per 500.000 dollari, in Italia si sono sviluppati solo 3 progetti – spiega Ricciatti – perché la Consob, ha introdotto eccessivi paletti attraverso la disciplina regolamentare. A porre un ulteriore freno c’è anche la limitazione dello strumento crowdfunding alle sole società tecnologiche, le uniche che possono vendere quote di partecipazione su internet. Se invece ci si occupa di infissi o piastrelle, non si può fare nulla. Ed, infatti, nulla o quasi nulla si è fatto, nonostante le potenzialità siano davvero enormi”.

“Si pensi ad esempio alla possibilità di utilizzarlo in funzione anticrisi – continua la deputata di Sel – come meccanismo di sostegno alla riconversione e rilancio di aziende in crisi o anche fallite. Considerato che le imprese sono spesso radicate nel territorio e nel cuore delle comunità lo strumento del crowdfunding potrebbe agevolmente rappresentare un mezzo di rilancio di progetti imprenditoriali”.

Il crowdfunding può rappresentare una vera e propria rivoluzione per il nostro paradigma economico, perché puntando sul capitale umano e sulla ricerca, e non sullo sfruttamento delle persone o sul livellamento al ribasso degli stipendi di chi lavora, può creare un circolo virtuoso capace di trainare anche l’economia tradizionale.

“In un territorio come il nostro – conclude Ricciatti – caratterizzato da una grande capacità manifatturiera, start up e crowdfunding ‘libero’ potrebbero creare inedite alleanze tra cosiddetti knowledge workers (creativi, giovani professionisti e freelance) ed esperti artigiani. L’augurio è che il Governo sappia rispondere a questo indirizzo in modo concreto e rapido”.

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