Papa Francesco anticipa il 2015 con il Messaggio per la Giornata della Pace

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10 dicembre 2014

E’ stato pubblicato l’8 dicembre il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace – intitolato “Non più schiavi ma fratelli” – che si celebra in tutto il mondo il 1° gennaio di ogni anno. Francesco affronta il tema delle forme di “schiavitù” che si verificano nel terzo millennio, declinandone cause ed effetti. Un testo intriso di contenuti di grande spessore dal punto di visto sociologico ed economico, con il Papa che ancora una volta non disdegna nel puntare il dito sulle tipologie distorte di economia che rappresentano la causa delle tante forme di povertà che imbruttiscono il mondo.

Su vatican.va è possibile leggere il testo integrale, dal quale estrapoliamo un ampio passaggio: “Tra le varie forme di schiavitù penso anzitutto alla povertà, al sottosviluppo e all’esclusione, specialmente quando essi si combinano con il mancato accesso all’educazione o con una realtà caratterizzata da scarse, se non inesistenti, opportunità di lavoro. Non di rado, le vittime di traffico e di asservimento sono persone che hanno cercato un modo per uscire da una condizione di povertà estrema, spesso credendo a false promesse di lavoro, e che invece sono cadute nelle mani delle reti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Queste reti utilizzano abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo. Anche la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi va annoverata tra le cause della schiavitù. Infatti, l’asservimento ed il traffico delle persone umane richiedono una complicità che spesso passa attraverso la corruzione degli intermediari, di alcuni membri delle forze dell’ordine o di altri attori statali o di istituzioni diverse, civili e militari. Altre cause della schiavitù sono i conflitti armati, le violenze, la criminalità e il terrorismo. Numerose persone vengono rapite per essere vendute, oppure arruolate come combattenti, oppure sfruttate sessualmente, mentre altre si trovano costrette a emigrare, lasciando tutto ciò che possiedono: terra, casa, proprietà, e anche i familiari. Queste ultime sono spinte a cercare un’alternativa a tali condizioni terribili anche a rischio della propria dignità e sopravvivenza, rischiando di entrare in quel circolo vizioso che le rende preda della miseria, della corruzione e delle loro perniciose conseguenze”.

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