26 ottobre 2014
Papa Francesco nell’Angelus del 26 ottobre ha rimarcato – prendendo spunto dal Vangelo di Matteo – l’essenzialità del comandamento cardine della vita del cristiano: ama il prossimo tuo come te stesso. E lo ha declinato nella maniera più concreta, collegando l’amore con la fede e con le opere concrete che ogni giorno compiamo con il nostro prossimo, i nostri fratelli, colleghi, vicini, compagni di strada. Citando la prima enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”, e facendo riferimento al filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973), grande amico del beato Paolo VI, Francesco ha correlato in maniera inscindibile e comprensibile la misura dell’amore con la misura della fede, facendo riferimento alla carità fraterna e quotidiana. Ecco un estratto dell’Angelus tratto da vatican.va. “Il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo e agli altri l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento. L’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite. In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine di Dio. E dovremmo domandarci, quando incontriamo uno di questi fratelli, se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio”.
Lascia una risposta