Anche i ricchi piangono, anche i poveri ridono (senza denti). Cos’è la felicità?

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28 maggio 2012

MARRAKECH – Felicità… è scontato dire che è lo scopo, il fine che ognuno di noi ricerca nella vita?

Sì, forse sembra un discorso banale, ma credo che invece sia interessante approfondire l’argomento, perché, se è vero che tutti agiamo e facciamo le nostre scelte per perseguire la felicità personale, bisogna capire cos’è che ci rende felici.

E qui è tutto un altro paio di maniche, altro che banale!

Per ognuno di noi l’idea di felicità cambia nel corso della vita, pensate solo a come l’arrivo di un figlio possa sconvolgere e rivoluzionare tutte le scale di valori!

Insomma ci sono tanti modi di essere felici e, abitando in un paese come il Marocco, ne ho esperienza tutti i giorni.

C’è il piccolo venditore di frutta, con il suo carretto, che ti sorride sdentato ogni volta che lo incroci, e accanto c’è il riccone con il SUV, grande come un appartamento, che ti taglia la strada stressato e ti manda pure a quel paese perché hai osato clacsonare…

Essere confrontati a questa realtà con i suoi grandi contrasti è un’opportunità, ti fa riflettere, dove ci sta portando la nostra società occidentale incentrata sui consumi?

E i risultati secondo me si vedono in modo ancora più eclatante qui, in un paese dove c’è ancora molta povertà, ma dove, grazie alla TV e ad internet, sono arrivati i modelli di vita occidentali. Risultato? Ragazze che “accompagnano” ricchi stranieri (o marocchini) in cambio di una serata da “star” in locali di lusso e magari qualche regalo. Questi comportamenti sono così diffusi che diventa difficile per un uomo europeo uscire la sera senza essere letteralmente assalito da ragazze che ti abbordano nella speranza di trovare il ricco generoso alla ricerca di compagnia.

Credo però che l’esempio più costruttivo venga invece dalle campagne marocchine, dai piccoli villaggi sperduti, dove si vive ancora al ritmo della natura. Uscendo dalla città, in solo pochi kilometri sembra di fare un salto indietro nel tempo, case fatte di fango e paglia e strade sterrate, in cui l’unico segno di modernità sono le parabole sul tetto di ogni casa. Nei campi uomini e donne tagliano il grano con il falcetto, un gregge di pecore e capre ti attraversa la strada seguito da un pastorello, uomini tornano a casa dopo il lavoro nei campi a dorso d’asino, bambini giocano per strada e ti salutano felici, senza chiedere niente in cambio se non un sorriso.

Ecco in queste occasioni io vedo sì la povertà, perché queste persone non hanno effettivamente nulla, hanno difficoltà ad accedere ad una istruzione dignitosa, a cure mediche adeguate… ma, nonostante tutto, sono sereni, i bambini sono felici, le donne lavorano sorridendo.

Allora mi chiedo ma noi, paesi sviluppati e moderni, non ci siamo persi qualcosa per strada, nella nostra ricerca dello sviluppo?

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