di Redazione
3 novembre 2011
PESARO – Non si offenda Fausto Bargna, ma, come evidenziato dall’ennesimo “scatto capolavoro” di Enrico Manna, servono due Bargna (7) per fare un Ario Costa (14). Onestamente, per fare uno come Ario di persone normali ne servirebbero molte di più. Il giocatore ligure trapiantato a Pesaro non è soltanto il pivot dei due scudetti della Scavolini, del primo titolo europeo dell’Italia (Nantes 1983), è l’uomo dal cuore più grande delle mani, l’hombre vertical che pensa solo alla squadra e mai a se stesso. Da clonare.
l.m.
Lascia una risposta